di Claudio Galeazzi

Alcune considerazioni a caldo sull’assemblea di cita del 5/5/18

Oltre ai temi istituzionali (approvazione bilancio, relazioni, deleghe, ecc), a mio parere, sono stati toccati 3 punti che danno da soli la misura di dove si trova CITA e di cosa si dovrà occupare nel prossimo futuro.

1. Collaborazione. Non si tratta solo del piacere di stare insieme avendo argomenti comuni, ma è soprattutto, la costruzione di momenti di collaborazione reale, scambio di informazioni e progettazione.
Questo consente di confrontarsi (informalmente) sulle prospettive che ogni Socio pensa di imprimere al proprio lavoro, ma soprattutto incoraggia correzioni che altrimenti, nella solitudine del proprio laboratorio, non ci immagineremmo di  poter intraprendere. È  un aspetto prezioso che difficilmente percepiamo nella sua reale portata.
Di contro l’incremento delle relazioni personali, sortisce attriti che qualche volta si rivelano come fratture (qualche volta) insanabili. Il Presidente e gli Organi direttivi devono lavorare affinché queste situazioni rimangano casi isolati e non inneschino pericolose derive.

2. Formazione. Al posto di “formazione” sarebbe meglio usare la parola “Futuro”. Credo che per l’associazione  (ma anche per buona parte dei singoli laboratori) sia indispensabile raccogliere la domanda che qualche giovane esprime con la richiesta di imparare questo mestiere.
Mi sembra tramontata la possibilità che rinasca una scuola professionale istituzionale (la politica ha buoni propositi associati sempre a una completa incapacità ) e -quindi- ci rimane solo il fai-da-te. Credo che CITA possa individuare i meccanismi che i Soci (da soli o a gruppi) possono adottare per rilanciare verso il futuro il nostro lavoro. Stage? Tirocini? Settimane di formazione residenziale? Filmati didattici? Borse di studio? Formazione e/o informazione? Italian Stories? “Tutto fa brodo”, ma CITA dovrà lavorare per fare un po’ di ordine e fare in modo che i Soci possano muoversi su questo terreno non in ordine sparso.

3. Lavoro. Cita può diventare in qualche modo un soggetto che opera nel mercato? La domanda è apparentemente peregrina, ma se pensiamo al lavoro che CITA ha  fatto per Elle Decor ci rendiamo conto che non lo è affatto. È indispensabile che il Consiglio individui i modi per attivare questo punto. Difficile, ma per certi versi urgente: teniamo conto che uno degli effetti collaterali di questo progetto sarebbe una disponibilità di fondi che probabilmente consentirebbe a CITA di fare un salto di qualità: dal totale volontariato a una struttura seppure piccola, ma stabile e continuativa.

Cosa succede se nel prossimo rinnovo degli organi direttivi non si trovassero persone disponibili a esprimere una disponibilità di tempo e una abnegazione pari a quella che esprimono i consiglieri attuali?

Personalmente credo che questi punti che ho citato brevemente siano la sostanza e il focus su cui dobbiamo concentrare l’attenzione e la discussione nell’immediato futuro.